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Il tutto in poco

Catasto e mappe franceschine in Valsugana orientale e Tesino.

Il tutto in poco

Per estensione il vocabolario Treccani definisce “epopea” come una “serie di fatti eroici degni di poema”. L’epopea oggetto di questa mostra è quella che ha portato alla costituzione del catasto “Stabile” Franceschino, dal nome del suo promotore: l’imperatore Francesco I d’Austria. Il progetto affonda le sue radici nell’azione innovatrice di Maria Teresa, e dei suoi immediati successori, a buon diritto ascritti al dispotismo illuminato: il governo di stampo monarchico figlio dell’Illuminismo, decisamente riformatore, centralista, insofferente nei confronti dei privilegi nobiliari e del clero, attento alle problematiche connesse allo sviluppo economico e ai nuovi ceti emergenti.
In questo clima culturale le riforme catastali assumono notevole rilevanza in quanto fondamentali per la piena conoscenza del territorio amministrato, il suo utilizzo, il suo valore, la sua rendita, la necessità da parte dello Stato che il proprietario contribuisca per quanto di fatto possiede alla fiscalità generale.
Misurare, dare un valore e mappare un impero delle dimensioni di quello asburgico è a tutti gli effetti un’epopea. Questa sua caratteristica “eroica” è il primo elemento che ci ha spinti a proporne una rilettura a distanza di due secoli. Come non
rimanere affascinati di fronte ai gesuiti impegnati a misurare per innumerevoli volte, qualcuno dice addirittura migliaia, la distanza fra il campanile della cattedrale di Sankt Jakob a Innsbruck con il campanile del villaggio di Hall: la base geodetica all’origine anche del catasto trentino? Come non guardare con ammirazione all’esercito di funzionari imperiali, topografi, agrimensori, canneggiatori, compilatori, disegnatori, revisori, ispettori armati di tavolette pretoriane, squadri, pertiche e teodoliti? Come non rimanere sopraffatti, anche nell’epoca di Google e della conoscenza globale, di fronte a migliaia di accuratissime mappe che coprono centinaia di migliaia di chilometri quadrati, realizzate in un brevissimo arco temporale?
Ogni mappa, per venire a una possibile seconda chiave di lettura, riproduce fedelmente il territorio della Valsugana orientale e del Tesino di metà Ottocento: 19 “villaggi”, i due “borghi” principali di Borgo e Strigno, 449 tasselli di un mosaico di grande valore storico. Tratti, forme e colori convenzionali offrono uno spaccato fedele e dettagliato dal punto di vista urbanistico ma anche antropologico, sociale ed economico. La carta custodisce traccia di opifici e attività ormai scomparse, spazi di organizzazione della vita comune che, complici un’economia non certo florida e un territorio aspro come quello di montagna, guardano alla dimensione collettiva prima che alle singolarità.
Lo sguardo a posteriori consente l’apertura di un confronto, a volte impegnativo, sulla qualità del nostro vivere contemporaneo e di abitare il territorio gestendone con oculatezza tesori e peculiarità, nella consapevolezza che il paesaggio è per sua natura mutevole e in divenire: si forma e trasforma nel legame indissolubile dell’ambiente con l’uomo, ultimo depositario della cura e del rispetto dovuto al proprio spazio vitale, lavorativo e di relazione.
Le mappe, e veniamo all’ultima ragione di questa ricerca, nascono da una prosaica esigenza di natura fiscale e finiscono per assumere, oggi, la valenza di autentiche opere d’arte fatte di disegno a mano, chine nerofumo, acquerelli, curatissimi tratti calligrafici.
A prescindere da qualsiasi considerazione di carattere tecnico, storico, sociologico, ognuna di queste mappe, su un piano puramente estetico, racchiude in sé la capacità di suscitare la meraviglia e l’emozione provata di fronte al lavoro dell’artista e come tale può essere ammirata da un punto di vista che trascende la scienza e la tecnica che l’ha generata.
In altre parole: uno spettacolo per gli occhi, purtroppo costretto nella finitezza e nelle dimensioni di una mostra per forza di cose parziale ma comunque in grado di evocare nel lettore, speriamo, nuove suggestioni e desiderio di approfondimento.
Questo lavoro giunge a compimento dopo una gestazione di sette anni. Non sarebbe stato possibile senza la competenza, la sensibilità e il rigore metodologico del suo autore, Franco Gioppi e al circolo Croxarie, che hanno saputo dare strumenti, gambe e forma a un’idea cullata tanto a lungo.
Analoga riconoscenza va a quanti curano con impegno il settore catastale e tavolare della Provincia autonoma di Trento. La disponibilità con la quale hanno accompagnato questa ricerca ha travalicato spesso i doveri d’ufficio e testimoniato
che non di solo lavoro si tratta: è curiosità e passione, le stesse che, ci piace pensare, animavano i loro predecessori ottocenteschi.

Palazzo Ceschi, Borgo Valsugana
6 agosto - 25 settembre 2016

Pubblicato il: Mercoledì, 05 Aprile 2017

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